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Un fiore conosce il suo destino

Un fiore conosce il suo destino, l'inevitabile sbocciare per poi appassire. Nel caldo di un'unica estate vissuta, vanesio tra il frinire dei grilli, oscillante nel ronzio delle api, l'addio ai campi già incombe. Nel mietere i contadini tacciono, ancora nel pieno del loro sole. Un fiore la fissa, la sua fonte di vita, bollente, afosa, calante, boriosa nel suo silenzioso tramontare: e mentre i grilli amano festosi lui angosciato resta a guardare, spogliato dal vento, da lui non amato. Scende la brina, s'issa la luna in una veste di silenzio, tenebre e d'un gelido perire. Un'età insegue la seconda, saggia, pudica e fremente, spaventata, conscia dei corti raggi di sole. Un fiore conosce il suo destino, l'inevitabile invernale appassire. Termina una vita, breve per ognuno in un gelido addio, nel candido bacio che primavera racchiude, soffocandola in una goccia di morte innevata. Un fiore conosce il suo destino, non dissimile dal mietere della morte, del contadino, del grillo gioviale tremante chissà dove, immemore di un'estate lontana, gioita e poi dimenticata. Un fiore sa di perire per nascere, e di nascere per di nuovo morire.

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